Il Rapporto sull’Avvocatura 2022

1/2022 GENNAIO - APRILE

Valter Militi

C ari Colleghi, lo scorso 28 aprile è stato presentato il “Rapporto sull’Avvocatura 2022”, redatto da Cassa Forense in collaborazione con il Censis.

Voglio ringraziare, in particolare, gli oltre 30.000 avvocati che hanno collaborato all’iniziativa, rispondendo alle interviste: l’auspicio è che tutta la categoria condivida l’utilità dello studio, sì da migliorare e ampliare l’analisi futura. La ricerca presenta alcune novità rispetto alle edizioni precedenti e può essere consultata integralmente attraverso il sito Internet di Cassa Forense: oltre alle informazioni raccolte con le interviste, opportunamente analizzate, vi è il dettaglio dei numeri dell’Avvocatura, anche sotto il profilo reddituale e pensionistico.

Il raffronto tra le risposte fornite alle survey e i corrispondenti dati numerici “reali” consente di valutare la percezione che i professionisti hanno di loro stessi e della propria attività professionale e rilevarne, in tan- ti casi, le oggettive differenze. Ad esempio, riguardo il tema del gender pay-gap, è stata inserita all’interno della rilevazione una domanda sulla percezione relativa a tale disparità e alle cause della stessa. Il dato emerso è significativo: solo il 31,3% degli avvocati uomini ritiene esistente il divario reddituale di genere, a fronte dell’81,9% delle avvocate donne, maggiormente consapevoli del fenomeno.

Sul piano strettamente numerico, la differenza tra il reddito medio di una donna avvocato e quella di un collega uomo è tale che occorre sommare il reddito di due donne per sfiorare, senza raggiunge- re, il livello medio percepito da un uomo: 23.576 euro contro i quasi 51mila. Il confronto tra il “reale” e il “percepito” ci aiuta a riconoscerci e posizionarci all’interno della categoria, migliorando la consapevolezza del proprio “status”. Poco meno di sei avvocati su dieci hanno un’età inferiore ai cinquant’anni, mentre gli over 60 coprono una quota di poco superiore al 15%. L’età media degli iscritti è di 48,7 anni, quella degli iscritti attivi di 47,2 anni. L’età media dei pensionati contribuenti è di 73,7 anni. Delle 30.863 pensioni erogate al 31/12/2021, il 47,6% è costituito da pensioni di vecchiaia, mentre più di un terzo riguarda pensioni di reversibilità e indirette.

La ricerca testimonia la situazione di grande difficoltà dell’Avvocatura, aggravata dagli effetti della pandemia, che ha impattato significativamente sui nostri redditi. Una piramide a base molto larga può rappresentare efficacemente la distribuzione del numero degli iscritti per classi di reddito. Il 61,7% delle posizioni non raggiunge la soglia dei 20mila euro. Il 28,9% si colloca all’interno della classe compresa fra i 20mila e i 50 mila euro, mentre in cima alla piramide (oltre i 50mila euro) si posiziona il 15,9% degli avvocati. Il volume d’affari degli avvocati italiani ha registrato un calo del 6,5% rispetto all’anno precedente mentre il reddito medio è diminuito del 6%. Il 34,2% dei colleghi ha redditi compresi tra zero e 10.300 euro annui e il 19,9% compresi tra i 10.300 e i 19.931 euro annui.

Persistono le grandi differenze per aree geografiche, con i colleghi del sud particolarmente penalizzati. Altro dato significativo è il saldo negativo tra neo-iscrit- ti e cancellati dagli albi forensi nel 2021. Il numero degli avvocati iscritti agli albi professionali, pari a 7.103, per la prima volta è inferiore a quello dei cancellati, 8.707.

Un terzo dei colleghi intervistati dichiara di valutare se lasciare o meno la professione: le preoccupazioni riguardano i costi elevati da affrontare a fronte dei modesti guadagni, il calo della clientela e il peso della concorrenza. Sui numeri delle cancellazioni ha certamente influito lo sblocco dei concorsi presso la P.A., in particolare nel comparto giustizia: l’opportunità del reddito fisso costituisce una motivazione ricorrente.

Anche nel 2022, peraltro, si prevede un numero significativo di cancellazioni, stante l’entrata a regime dell’Ufficio del processo.

Il Rapporto 2022 fornisce uno strumento utile e innovativo per l’analisi delle criticità e la scelta delle strategie operative per fornire sostegno agli avvocati.

Cassa forense si colloca al primo posto tra gli Enti similari per le erogazioni assistenziali relative al “reddito di ultima istanza”, con oltre 316 milioni di euro erogati agli iscritti, per un 29,6% del totale dei fondi distribuiti dagli enti previdenziali privatizzati del Paese.

I colleghi intervistati chiedono di aumentare le misure assistenziali e di welfare attivo, soprattutto quelle a sostegno della professione e della salute: gli istituti sperimentati negli ultimi anni sono stati apprezzati e, in particolare, i “bandi” dell’Ente registrano una partecipazione nume-rosa.

Perché la professione torni “attraente”, è necessario agire incrementando la specializzazione nei settori di mercato, l’uso delle tecnologie digitali, promuovere misure idonee a facilitare la conciliazione delle esigenze di lavoro e famiglia.

Sulle aree di lavoro, il maggiore potenziale di sviluppo In ambito civile ad essere visto è quello della crisi d’impresa e dell’insolvenza, nel pena- le le questioni legate a internet, all’informazione e alle nuove tecnologie e a seguire l’ambiente, il diritto penale dell’economia e dell’impresa. Nell’area amministrativa prevalgono fra le opzioni il diritto dell’ambiente e dell’energia, il diritto sanitario, il diritto urbanistico, dell’edilizia e dei beni culturali.

Se un rapporto non è certamente lo strumento per risolvere le criticità del nostro mondo, e segnatamente del tema reddituale, può però consentire di conoscere meglio il quadro complessivo della professione e offrire una preziosa opportunità di orientamento per tutti noi: è con questo spirito che si è cercato di raccogliere il “contributo” dei colleghi, delle imprese, delle organizzazioni di rappresentanza e “leggerlo” attraverso i numeri che ridisegnano, nella loro oggettività, lo scenario dell’Avvocatura.