I numeri dell’avvocatura al 2017

1/2018 GENNAIO - APRILE

di Giovanna Biancofiore

Come di consueto la Cassa Forense provvede a raccogliere una serie di dati statistici al fine di rilevare alcune tra le più significative caratteristiche demografiche ed economiche degli avvocati italiani. A fornire il dato sono gli archivi informatici della Cassa Forense che costituiscono un utile contenitore di informazioni da cui desumere molti indizi su una professione che cambia. I dati raccolti, e qui in parte, divulgati confermano al-cune delle tendenze già rilevate negli ultimi anni. In primis è parso interessante verificare come è mutata numericamente la categoria forense nell’ultimo ventennio. La popolazione degli avvocati residenti in Italia al 1°gennaio 2018 è salita a oltre 242 mila professionisti, quasi un migliaio in più rispetto all’anno precedente, con un aumento del 4 per mille sul saldo tra nuove iscrizioni e cancellazioni dagli ordini professionali, come si evince dalla Tabella 1. I dati riportati nella Tabella 1 fanno emergere come gli avvocati italiani, negli ultimi venti anni, sono quasi triplicati passando da un numero di circa 90.000 professionisti, presenti nella seconda metà degli anni novanta, a oltre 242.000 nel 2017.
Tuttavia, l’incontrollato e abnorme aumento del numero di avvocati in Italia sembra essere un fenomeno ormai appartenere al passato. Negli ultimi anni si è notato, in-fatti, un calo della dinamica di crescita degli avvocati. Difatti, i dati indicano che il tasso medio annuo di crescita dell’ultimo quadriennio 2013-2017 mostra livelli estremamente contenuti e comunque inferiori al 2%, mentre alla fine degli anni novanta i tassi di crescita medi superavano il 6% con punte massime del 9-10%. L’avvocatura cresce pertanto in maniera contenuta forse a causa di una professione che attira sempre meno le gio-vani generazioni ma soprattutto in conseguenza di un inesorabile calo demografico della popolazione italiana.

 

Tuttavia gli avvocati crescono, per il momento, più della popolazione italiana e quindi oggi in Italia sono presenti in media 4 avvocati ogni mille abitanti. Una proporzione degna di nota se confrontata con quelle degli altri paesi europei! Il rapporto legali/cittadini è ancora molto variabile a livello territoriale a dimostrazione che l’Italia non è unica ma un mosaico di realtà: si passa da oltre sette avvocati ogni mille abitanti presenti in Calabria a meno di due in Trentino Alto Adige, come ben evidenziato nel Grafico 1.

 

Gli avvocati italiani sono, inoltre, sempre più anziani. La categoria degli avvocati, al pari della popolazione italiana, sta progressivamente invecchiando, come si rileva dal grafico che segue in cui si riporta l’andamento del-l’età media degli avvocati iscritti alla Cassa Forense (non essendo disponibile il medesimo dato per gli iscritti agli albi), come si rileva dal Grafico 2.

 

Negli ultimi dieci anni l’età media di coloro che svolgono la professione e non sono ancora pensionati è aumentata di circa 3 anni ed è passata dai 42 anni del 2007 a quasi 45 del 2017. Complice del fenomeno anche il progressivo innalzamento dell’età pensionabile introdotto nelle recenti riforme della Previdenza Forense ma soprattutto la contrazione delle nuove generazioni di avvocati che si iscrivono agli albi.
Le donne invece sono sempre più protagoniste dell’avvocatura italiana.

 

La Tabella 2 mostra che il numero di uomini e donne iscritti alla Cassa Forense è ormai al pareggio, ma se ci soffermiamo alla distribuzione per classi di età si rileva come nelle classi al di sotto dei cinquant’anni il genere femminile abbia ormai di lunga “sorpassato”, dal punto di vista numerico, quello maschile.
Chissà oggi cosa avrebbe da dire l’avvocata piemontese Lidia Poët rileggendo quelle parole scritte dai giudici della Corte d’Appello di Torino, con le quali, nel novembre 1883, la cancellarono dall’albo degli avvocati perché sarebbe stato «disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra, agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano, e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero esser tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene di osservare: costrette talvolta a trattare ex professo argo-menti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste». Forse sorriderebbe.
Con riferimento alla distribuzione territoriale è ovviamente il Nord ad avere una maggior concentrazione di donne (52% contro il 48% di uomini). Il distretto con maggior concentrazione di donne è quello di Perugia e Bologna (53%) mentre l’ordine più al femminile è Busto Arstizio con il 59% di avvocati donne.
Il reddito medio e il monte reddito professionale prodotto dall’avvocatura mostra invece una certa stabilità. Dopo anni di contrazione, il reddito prodotto nel 2016 risulta sostanzialmente invariato rispetto a quello dello scorso anno; il monte reddito si attesta a 8 miliardi e 500 milioni (era 8 miliardi e 400 milioni nel 2015) men-tre il reddito medio si attesta a 38.400 euro (era 38.300 euro nel 2015). I valori reddituali medi sono molto lontani e di molto inferiori a quelli dichiarati negli anni 2006 o 2007, che in moneta attuale si attestano in media a circa 44.800 euro per ciascun iscritto all’albo.

 

 

Il reddito prodotto dall’avvocatura è tuttavia distribuito in maniera estrema-mente eterogenea all’interno della categoria, in particolare se analizziamo il dato rispetto alla distribuzione territoriale o per genere ed età del professionista. Entrando nel merito del-l’analisi, risulta in primis che, un numero non trascurabile di iscritti agli Albi non ha ricavato nulla dallo svolgimento della propria attività professionale ed ha pertanto dichiarato reddito pari o inferiore a zero, questi costituiscono il 7,8%degli iscritti, pari a 17.166 professionisti; ben 77.131 professionisti invece, pari al 34,8% dei dichiaranti, hanno prodotto un reddito inferiore al limite minimo stabilito per accedere ad agevolazioni contributive(pari a euro 10.300). Numero esiguo è invece rappresentato da coloro che dichiarano redditi superiori al tetto pensionistico (per l’anno 2016 euro 98.050) pari a 16.898 professionisti circa il 7,6% degli iscritti, i quali però, producono quasi il 50% del totale della ricchezza prodotta circa 4.100 milioni di euro su un totale di 8.500 totale del monte reddito ai fini Irpef.
Medesime considerazioni possono essere fatte sul volume d’affari, la cui distribuzione per fasce viene riportata nella tabella 5.
Inoltre, malgrado le donne avvocato siano ormai numericamente al pari con i loro colleghi uomini, la stessa parità non si confermare per i loro redditi. Rimane marcata la differenza di guadagno tra i due sessi, come si evince dalla tabella che 6.

 

A fronte di un reddito medio di categoria pari a 38.000 euro, agli avvocati di sesso maschile se ne attribuisce in media 52.700 euro, mentre alle donne circa 23.100 euro. Resta pertanto confermata, per le donne, un gua-dagno di circa il 40% rispetto a quanto dichiarato dai colleghi uomini. Tale percentuale è variabile al variare dell’età e si riduce ulteriormente nelle età più avanzate. Rimane elemento da approfondire la presenza di una differenza anche nelle età più giovani (al di sotto dei 35 anni) dove la componente femminile, come visto, risulta essere anche più numerosa. Le medesime osservazioni possono essere svolte per il fatturato ai fini IVA. Anche dal punto di vista territoriale esiste un enorme differenza tra redditi dichiarati da avvocati residenti nelle regioni del sud e avvocati residenti nelle regioni del nord, come si evince dalle distribuzioni riportate nella tabella 7.
In conclusione restano dunque confermate le tendenze e i potenziali cambiamenti della categoria forense già osservati negli ultimi anni e in precedenti pubblicazioni: una professione numericamente stazionaria, sempre più anziana e sempre più donna. Notevoli sono le differenze delle capacità di guadagno dei professionisti in relazione alla regione in cui si svolgono l’attività professionale, in relazione al genere e all’età. Nell’ambito di queste tendenze varrebbe la pena tuttavia approfondire, magari in un prossimo intervento, di come tali trasformazioni si manifesteranno in modo eterogeneo all’interno della medesima categoria che risulta essere sempre più diversificata nei sui cambiamenti per condizionamenti territoriali, di potenzialità di guadagno e di opportunità offerte.