Il bilancio consuntivo 2019
2/2020 MAGGIO - AGOSTO
La presentazione del bilancio, quest’anno è avvenuta nelle modalità e nel contesto più straordinario che si ricordi nella storia della Cassa.
La premessa è fondamentale perché i cd “fatti intervenuti dopo la chiusura di esercizio” che normalmente non rilevano se non in modo marginale nella fase di redazione del bilancio di un ente di previdenza che ha un buon equilibrio economico patrimoniale, quest’anno hanno caratterizzato, in funzione dell’OIC 29, la presentazione dell’intero bilancio consuntivo 2019. L’atipicità del bilancio 2019 comincia dalla data di approvazione che è stata posticipata, infatti, a seguito dei gravissimi eventi conseguenti all’emergenza sanitaria derivante dal Corona Virus che hanno imposto il lock down al paese a decorrere dal 9 marzo 2020, il legislatore nel Decreto Legge 18/2020 ha differito automaticamente il termine per la convocazione dell’Assemblea per l’approvazione dei bilanci 2019 a 180 giorni, in deroga a quanto previsto dall’art. 2364 comma 2, dall’art. 2478-bis del CC o dalle diverse disposizioni.
In particolare, per quanto disposto dall’art. 106 comma 1 del DL 18/2020 pubblicato in Gazzetta, sono cambiati i calendari sia per la convocazione del Consiglio di Amministrazione che deve esaminare il progetto di bilancio sia conseguentemente per la convocazione della Assemblea dei Soci per la sua approvazione, nel nostro caso CDD.
Nel testo della nota integrativa è stato precisato a termini interpretativi dell’art. 106 del DL 18/2000, stante l’assenza di un atto deliberativo specifico, che non è stato necessario convocare un Consiglio di Amministrazione per concordare la proroga ai 180 giorni entro il termine del 30 marzo (in quanto anno bisestile), perché la proroga è legge. Il Consiglio di Amministrazione per la discussione ed approvazione del progetto di bilancio, nonché la fissazione delle date della Assemblea dei Soci per la sua approvazione aveva la facoltà di fissare entro il 29 maggio 2020 (essendo l’anno bisestile), la formulazione e conseguentemente la Assemblea Soci in prima convocazione entro il 28 giugno 2020 (facendo attenzione al fatto che tale data ricade di domenica).
L’Ente ha scelto di consegnare il progetto di bilancio, per la visione e la relazione, all’organo di controllo, sia esso Collegio Sindacale con controllo contabile, sia esso Società di Revisione il 7 maggio e di conseguenza fissare il CDD. Il bilancio 2019 che ci si apprestava a commentare fino alla metà di febbraio con toni estremamente positivi, presenta dei risultati in linea di continuità con il buon andamento dell’Ente ove emerge una leggera ripresa dell’attività professionale con una crescita del 3,8% dei contributi soggettivi e del 22,4% dei contributi integrativi e un rendimento finanziario dell’11.46%.
Nessuno avrebbe potuto immaginare che la notizia data ufficialmente il 31.12.2019 dalle autorità sanitarie cinesi sulla notifica di un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan (Provincia dell’Hubei, Cina) avrebbe stravolto da lì a poco la vita di tutto il pianeta.
In pochi mesi lo scenario globale è completamente cambiato e ognuno di noi è stato coinvolto in un cambiamento radicale delle proprie abitudini e ritmi di vita quotidiani inimmaginabile fine a qualche giorno prima. Inizialmente, molti dei casi che hanno riferito di un’esposizione al Wuhan’s South China Seafood City market (si sospettava un possibile meccanismo di trasmissione da animali vivi) deponeva a favore di un problema sanitario grave ma locale purtroppo però la globalizzazione ben presto ha ampliato velocemente il perimetro di contaminazione. Le somiglianze tra l’agente patogeno Wuhan novel Coronavirus (nCoV) e il virus responsabile dell’epidemia nota con il nome di Sars, scoppiata nel 2002 a Hong Kong, hanno consentito alla Cina di individuare in tempi brevi la sequenza genetica.
L’autorità sanitaria “China CDC” (il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Cina) il 9 gennaio 2020 ha confermato che nCoV era un coronavirus correlato strettamente al virus Sars e che la trasmissione del virus avveniva nella forma inter-umana. L’11 febbraio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal 2019-nCoV veniva ufficialmente identificata come COVID-19 (Corona Virus Disease). Il 21 febbraio, il problema è cominciato ad emergere prepotentemente in Italia quando sono scoppiati diversi focolai nel lodigiano, in Lombardia, di persone non provenienti dalla Cina.
Il virus ha cominciato a circolare in modo significativo 121 oltre che in Cina, anche in Italia, Iran e Corea del Sud, anche se per l’Oms Covid-19 non era ancora pandemia. Fra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo, dopo l’Italia, anche in altri stati europei e non, vengono rilevati un numero crescente di casi: si comincia a parlare di epidemia. Il contagio inizialmente focalizzato soprattutto nel nord Italia inizia ad estendersi anche ad altre regioni.
Il 4 marzo il governo chiude scuole e università in tutta Italia fino al 15 marzo. Alla data del 4, stando ai dati della Protezione civile i positivi sono circa 2.700 e già c’è qualche caso (decine o qualche unità) in tutte le regioni, l’8 marzo arriva il decreto che prevede l’isolamento della Lombardia, in assoluto la più colpita, e di altre 14 province, che diventano “zona rossa”. Il 9 marzo intorno alle 22, Conte annuncia in televisione di aver esteso a tutto il paese le misure già prese per la Lombardia e per le altre 14 province, tanto che tutta l’Italia diventerà “zona protetta”. L’Italia va in lock down.
L’11 marzo 2020 Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, annuncia nel briefing da Ginevra sull’epidemia di coronavirus che Covid-19 “può essere caratterizzato come una situazione pandemica” dichiarando di fatto il passaggio da “epidemia” a “pandemia”. Cassa Forense dalla sera alla mattina, come tutte le attività del Paese, alla mattina si ritrova in smart working con tutte le scadenze e gli impegni da assolvere, tra cui appunto il bilancio che, dovendo essere formulato dal CDA verso la fine di marzo, è già praticamente predisposto in bozza. Passate le prime ore di smarrimento, la macchina organizzativa viene predisposta nelle modalità che fino a qualche giorno prima se fossero state solo ventilate sarebbero state ritenute impossibile da realizzare.
Con un grande sforzo informatico tutte le postazioni lavorative vengono rese disponibili da remoto e tutte le riunioni vengono sostituite da incontri via web, con altrettanto grande sforzo vengono adeguate le modalità operative alla nuova situazione per assicurare a tutte le attività dell’Ente il normale svolgimento. Il Bilancio di esercizio viene completamente rivisto alla luce dei cd “fatti intervenuti dopo la chiusura di esercizio” che da un punto di vista strettamente tecnico si traducono nel valutare se nei primi 4 mesi successivi alla chiusura di esercizio si sono verificati eventi (positivi o negativi) che possono aver pregiudicato la continuità aziendale alterando l’equilibrio rilevabile alla data del 31 dicembre. Sebbene una situazione di questo genere non si fosse mai verificata in precedenza, l’assenza di case study nell’applicazione dell’OIC 29 a riguardo, ha messo il Consiglio di amministrazione nella posizione di massima prudenza nella rivisitazione delle poste di bilancio.
Come dovuta premessa va subito sottolineato che, anche difronte ad un contesto così grave che ha determinato un crollo del Pil come non lo si vedeva dal 1995, ovvero un meno 12,8% nel secondo trimestre di quest’anno rispetto al trimestre precedente e del 17,7% rispetto a un anno prima, la continuità aziendale non è mai stata messa in discussione essendo la Cassa in grado di fronteggiare tutti gli impegni anche senza dover monetizzare parte del suo patrimonio (circa 13 MLD). In ossequio all’OIC 29 il Consiglio di Amministrazione, in una posizione di stress test prudenziale come la condotta del “buon padre di Famiglia” impone, al fine di verificare ogni eventuale impatto delle tre tipologie identificate dallo stesso Principio contabile, ha analizzato nel dettaglio ogni possibile influenza delle voci di bilancio coinvolte:
• ai fini dei fatti successivi che devono essere recepiti nei valori di bilancio:
– alla luce delle difficoltà economiche registrate dagli Avvocati come conseguenza del look down imposto a livello nazionale che ha coinvolto anche i Tribunali, ha ritenuto opportuno porre maggiore attenzione all’esigibilità dei “crediti verso le concessionarie immobilizzati”, aumentando il relativo accantonamento in vista dell’oggettiva difficoltà agli incassi del breve periodo seguendo un criterio di copertura massivo a decorrere dal primo anno non ancora coperto integralmente (2009) con un criterio di gradualità progressivo a scalare per gli anni successivi. Ovviamente l’accantonamento è fatto a soli fini prudenziali e bilancistici e non esprime la rinuncia al recupero.
– di costituire un “Fondo e rischi e oneri” pari a 148 milioni di euro per stimare prudentemente eventuali coperture di somme da destinare alle conseguenze dell’emergenza sanitaria ivi incluso il ripristino dell’eventuale utilizzo dei fondi previsti nell’art. 22 del Regolamento dell’Assistenza già iscritti in bilancio. Ogni iniziativa a riguardo sarà formulata dal CDA approvata dal CDD e comunicata ai Ministeri Vigilanti.
• ai fini dei fatti successivi che non devono essere recepiti nei valori di bilancio:
– alla luce dello shock economico registrato dai mercati finanziari all’inizio della pandemica è stata valutata la possibilità di incrementare l’attuale accantonamento nel “Fondo Oscillazione Titoli” per ipotizzare la stima del deprezzamento dell’intero portafoglio finanziario prospettabile alla chiusura del prossimo bilancio consuntivo: L’introduzione di elementi eccessivi di discrezionalità in merito alle quotazioni di borsa da prendere a riferimento stante l’attuale volatilità registrata negli andamenti di tutte le Borse Finanziarie Mondiali hanno fatto propendere per il mantenimento della valorizzazione secondo i principi dell’OIC e del CC nonché secondo le recenti indicazioni della Fondazione Nazionale dei Commercialisti.
• fatti successivi che possono incidere sulla continuità aziendale:
– non si rilevano aspetti economici e finanziari che possano incidere sulla continuità aziendale, presupposto sulla base del quale viene redatto il presente Bilancio. La situazione straordinaria che ha fatto maturare le scelte di cui sopra non può però neutralizzare tutto l’impegno reso nel 2019 e del quale è opportuno darne informativa per esaminare le maggiori attività svolte dall’Ente attraverso le scelte del Consiglio di Amministrazione e del Comitato dei Delegati anche perché è proprio attraverso l’analisi della gestione appena trascorsa che è possibile comprendere i motivi per i quali la continuità aziendale è assicurata. Per farlo si utilizzeranno alcuni passaggi della Relazione sulla gestione partendo dai principali numeri di sintesi.
Nel 2019 l’avanzo di esercizio è stato di € 937,8 mln rispetto ad € 734,7 del 2018, € 915,2 del 2017, € 1.011,2 del 2016 ed € 930,2 del 2015. Il risultato 2019 registra un incremento della misura del 10% circa rispetto al preventivo originale e dell’1,3% nei confronti del suo assestamento.
Andando nello specifico si evidenziano di seguito gli scostamenti di maggior rilevanza tra consuntivo e preventivo:
– il saldo della sola gestione istituzionale ordinaria, pari a 804,8 mln circa, evidenzia un incremento nell’ordine del 18,3% e 14,6% circa, nei confronti, rispettivamente, del preventivo originale e di quello assestato;
– il risultato della gestione del patrimonio investito, pari a 375,3 mln circa, registra un incremento del 37,11% circa e del 17,1% circa, nei confronti, rispettivamente, del preventivo originale e di quello assestato;
– i costi di funzionamento, pari a 30,3 mln circa, fanno registrare un decremento rispetto al preventivo originale e al suo assestamento rispettivamente dell’1,7% e del 4,9% circa. Rispetto al consuntivo 2018:
– il saldo della sola gestione istituzionale ordinaria registra un incremento pari all’11,8% circa rispetto al dato del 2018; – il risultato della gestione del patrimonio investito registra un incremento del 32,8% circa;
– i costi di funzionamento registrano un incremento del 5% circa. Si ricorda che la Cassa in esecuzione dell’art. 8 comma 3 del Decreto Legge n. 95/2012 convertito con legge 135/2012, ha adempiuto per l’anno 2019 al versamento del 15% (determinato a norma dell’art. 1 c. 417 Legge 147/13, modificato dall’art. 50 c. 5 del D.L. 66/2014) dei cd. “consumi intermedi” dell’anno 2010 definiti in funzione delle linee guida agli stati di previsione degli Enti Pubblici di cui all’art. 21, comma 11, lettera a) L. 196/2009 e della circolare del MEF n. 31 sul capo 3412, capitolo X delle Entrate del bilancio dello Stato, pagando per il 2019 Euro 1.203.260,72.
Per dare una rappresentazione più completa ma allo stesso di sintesi delle grandezze di bilancio si propone la seguente tabella che contiene una riclassificazione delle voci di conto economico per pertinenza gestionale; si tenga presente che alcune voci potrebbero sembrare non coerenti con quanto sopra indicato a livello macro (es. saldo previdenziale) ma la differenza è dovuta al fatto che con questa logica di riclassificazione vengono attribuite alle differenti gestioni pro quota anche altri costi o ricavi (es. oneri e proventi straordinari, accantonamento a fondi…..).
A fronte di una flessione del saldo della gestione previdenziale la riclassificazione evidenzia un andamento non costante ma con trend positivo per il saldo della gestione del patrimonio che beneficia dei generalizzati rialzi di mercato osservati nel 2019.
La popolazione degli iscritti alla Cassa al 31/12/2019, ha quasi raggiunto le 245.000 unità, ma l’incontrollato aumento del numero degli avvocati iscritti agli Albi Forensi è fenomeno che sembra ormai appartenere al passato e, anzi, i fatti intervenuti ad inizio 2020 potrebbero condurre ad una contrazione del numero degli iscritti, almeno nel breve periodo.
Il tasso medio annuo di crescita degli avvocati italiani dell’ultimo quadriennio mostra valori estremamente contenuti e comunque inferiori al 2% (0,3% nell'ultimo anno), niente a che vedere con i livelli dell’8-10% registrati nei primi anni 2000. La quota di rappresentanza femminile nella professione forense è fortemente lievitata negli ultimi decenni passando dal 21% del 1995 al 36% del 2005 fino al 48% del 2019. Circoscrivendo l’analisi ai soli iscritti non pensionati nel 2018 si raggiunge la quasi parità tra i due sessi. Il reddito professionale medio per l’anno 2018 (quale rapporto tra ricchezza totale e dichiarazioni pervenute) riferibile a ciascun avvocato iscritto alla Cassa Forense è pari a 39.473 euro, valore superiore al reddito dell’anno precedente del 2,2% ponendo fine ad un processo di recessione iniziato nel 2008 che, fino al 2014, ha comportato una riduzione del reddito medio prodotto dagli avvocati pari al 9,5%.
È chiaro che, la lieve ripresa riscontrata sui redditi dell’ultimo quadriennio dovrà fare i conti con la crisi socio economica determinata dalla pandemia da COVID-19 e, per questo, il dato, di grande importanza per la tenuta dei conti dell’Ente, andrà attentamente monitorato.
Può essere interessante approfondire come il reddito degli avvocati sia variato non solo nel suo valore medio ma anche in relazione alle caratteristiche demografiche del dichiarante ovvero alla dislocazione territoriale in cui si svolge l’attività professionale.
Dall'analisi della distribuzione territoriale del reddito medio dichiarato dagli avvocati iscritti alla Cassa Forense emerge una forte dicotomia tra Nord e Sud: le regioni del Nord hanno redditi superiori al valore medio nazionale pari, nel 2018, a euro 39.473, mentre le regioni del centro- sud, fatta eccezione per il Lazio, mostrano valori inferiori a tale valore medio.
Inoltre il fenomeno della forte femminilizzazione che ha caratterizzato sempre più negli ultimi decenni la professione forense, può costituire un ulteriore elemento di valutazione per gli scenari previdenziali se è vero, come è vero, che il reddito medio delle donne avvocato è pari a poco più del 44% di quello dei colleghi uomini. Gli avvocati di sesso maschile realizzano guadagni di gran lunga superiori rispetto alle loro colleghe (+ 120% circa per i redditi prodotti nell'anno 2018), tuttavia nel 2018 l’aumento del reddito rispetto all'anno precedente ha riguardato in modo particolare le donne che passano da € 23.500 medi del 2017 a € 24.378 del 2018 (+3,7%), mentre i colleghi uomini passano da un reddito di € 52.777 del 2017 a € 53.681 del 2017 (+1,7%).
Le donne sono pertanto “portatrici” di redditi professionali di gran lunga inferiori ai quelli dei loro colleghi uomini e di sicuro la forte femminilizzazione della professione osservata negli ultimi anni, per quanto rilevato in precedenza, ha influito sulla progressiva riduzione del reddito mediamente prodotto dall'avvocatura come si evince dalla tabella che segue. Che la Cassa sia in una fase di accumulo è riscontrabile dal delta delle posizioni attive e passive infatti:
– gli iscritti sopra citati si attestano precisamente a 244.952 unità, di cui n. 13.529 pensionati attivi con un gettito contributivo di 1.762 mln; il dato è da considerarsi stabilizzato in quanto si sono esauriti gli effetti delle norme transitorie previste dall’art. 12 del regolamento di attuazione dell’art. 21, l. 247/2012 per quanto riguarda i benefici previsti in caso di cancellazione dagli Albi entro i 90 giorni dalla comunicazione della delibera di iscrizione alla Cassa;
– i pensionati sono passati da 28.913 del 31/12/2018 ai 29.425 del 31.12.2019 con una spesa complessiva di circa 861 milioni di euro.
Sul versante contributivo da segnalare in leggero aumento il numero dei professionisti che inviano il mod. 5 (232.466 per l’anno 2019 contro i 227.990 del 2018 +1,96%), così come in aumento (+11,6%) in valore assoluto, l’accertamento del gettito per autoliquidazione (€ 1.145.966.133 per il 2019, a fronte di € 1.026.347.731 per l’anno 2018).
Il fenomeno, collegato essenzialmente all'abolizione temporanea del contributo minimo integrativo, andrà attentamente monitorato per il futuro dove è prevedibile, almeno nel breve termine, un forte decremento dei redditi e, di conseguenza, del gettito contributivo, a causa degli effetti socio economici della pandemia che ha colpito il Paese all’inizio del 2020.
Nel valutare questo dato, va tenuto presente che i professionisti tenuti a versare contributi soggettivi in sede di mod. 5/2019 sono stati circa 130.000 rispetto al totale degli iscritti. Per quasi la metà degli iscritti alla Cassa, quindi, gli obblighi contributivi, con riferimento al contributo soggettivo, si esauriscono con il versamento del solo contributo minimo.
In leggero aumento il gettito per il contributo mini- 125 mo soggettivo accertato nel 2019 (€ 496.539.812) a fronte di quello accertato per il 2018 (€ 476.163.584) nonostante le numerose agevolazioni previste dal regolamento ex art. 21, l.247/2012 e, in particolare, dal suo regime transitorio. A tale proposito appare importante sottolineare come, a fronte dell’intera platea degli iscritti quelli che sono tenuti a pagare per intero i contributi minimi sono circa 140.000; oltre 106.000 iscritti, infatti, nel 2019, hanno fruito delle numerose agevolazioni previste dal regolamento ex art. 21 e dalla normativa previgente (riduzione per i primi anni di iscrizione, esonero ex art. 10 e per i pensionati di vecchiaia, ecc…).
Per quanto riguarda il contributo minimo integrativo, si richiama l’attenzione sul previsto parziale recupero di gettito in autoliquidazione conseguente all’abolizione temporanea del contributo integrativo minimo per il quinquennio 2018/2022, in misura corrispondente all'effettivo 4% riscosso dagli iscritti nei confronti dei clienti. L’andamento degli incassi per contributo modulare volontario, infine, registra un leggerissimo incremento rispetto all'anno precedente (circa 6,3 milioni di euro a fronte di 6,2 milioni di euro del 2018).
Di conseguenza si incrementa il fondo all'uopo dedicato che ha raggiunto un importo complessivo di quasi 44 milioni di euro, comprensivo della capitalizzazione. Si ricorda, infine, che dal 2014, è stato istituito il fondo di riserva di rischio previsto dall’art. 6, comma 1, del Regolamento delle prestazioni a garanzia del rendimento minimo dell’1,5% sul montante contributivo versato. Tale fondo ammonta, al 31/12/2019, ad € 417.797,64. L’adesione al nuovo istituto ha, per ora, interessato circa 18.600 professionisti (circa l’8% degli iscritti, pensionati esclusi). Nel corso del 2019 è proseguita l’attività di accertamento della regolarità dichiarativa e contributiva.
Tale attività ha dato luogo anche alla formazione del ruolo di competenza dell’anno 2019, posto in riscossione nel mese di ottobre, che ha riguardato recuperi contributivi per quasi 40.000 professionisti, per un totale di circa 181 milioni di euro, più del doppio rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda i carichi pendenti a ruolo dal 2000 in poi (ruoli post riforma) ammontanti, al 31/12/2019, a circa 715,8 milioni di euro, va ricordato che la Legge di conversione n. 136/2018 del decreto fiscale sulla rottamazione ter ha ulteriormente fatto slittare il termine per la presentazione delle comunicazioni di inesigibilità e, quindi, entro il 31/12/2026 verranno presentate le comunicazioni di inesigibilità relative ai ruoli 2016 e 2017 mentre per quelli consegnati fino al 31 dicembre 2015, per singole annualità di consegna partendo dalla più recente, entro il 31 dicembre successivo al 2026. Questo significa che per avere le comunicazioni di inesigibilità del ruolo 2000, escludendo ulteriori proroghe, si dovrà attendere l’anno 2042.
Per i discarichi delle quote rottamate, a seguito della definizione agevolata, si dovrà attendere la fine del 2024, ovvero la conclusione dei versamenti rateali previsti dalla legge, peraltro anche essi sospesi temporaneamente per la prima metà del 2020, a seguito dei provvedimenti emergenziali adottati dal Governo. Per completezza di informazione si precisa che i residui a ruolo, non riscossi per il periodo 2000/2019 ammontano, come già detto, a circa 715,8 milioni di euro, di cui circa 180 milioni di euro riferiti al solo ruolo 2019 (oggetto di sospensiva fino al 30/09/2020) e circa 12 milioni di euro in contenzioso.
Tale importo dovrebbe ridursi a seguito dell’adesione di parte degli iscritti alla c.d. “rottamazione dei ruoli” poi rinnovata con la c.d. “rottamazione bis” e “rottamazione ter”. Alla luce di tale normativa, le somme iscritte nei ruoli dal 2000 al 2017, potranno essere versate, dai soggetti interessati, con le modalità e i termini previsti dalla legge, direttamente al Concessionario, assumendo l’impegno a rinunciare ad eventuali giudizi pendenti.
I residui non riscossi relativi al periodo 1986/1999, già interamente in contenzioso, ammontano invece a circa 14,5 milioni di euro. Gli ulteriori provvedimenti in materia di carichi iscritti a ruolo, introdotti dal legislatore alla fine del 2018 (art. 4 D.L. 119/2018 relativo alle cartelle sotto i mille euro e art. 1, comma 185 e ss. legge 145/2018, relativo al c.d. “saldo e stralcio”) non sono, allo stato, applicabili a Cassa Forense sia pure per motivi diversi. Il Consiglio di Amministrazione ha, infatti, deliberato che l’art. 4 del D.L. 119/2018 non riguardi Cassa Forense con riferimento all’ambito soggettivo di riferimento della norma; sul punto si è incardinato un contenzioso, ancora pendente, con l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Il comma 185 dell’art. 1, della legge 145/2018, invece, pur riguardando espressamente le Casse professionali, operava una esclusione di tipo oggettivo per i contributi iscritti a ruolo “a seguito di accertamento”, che rappresentano la quasi totalità delle somme iscritte a ruolo da Cassa Forense, ma, soprattutto, richiedeva un atto di adesione della Cassa che, nel caso di specie, non è intervenuto per espressa volontà del Consiglio di Amministrazione e del Comitato dei Delegati.
In ogni caso va segnalato che prudentemente tutti i crediti iscritti in bilancio ed in particolare i “crediti verso le concessionarie” immobilizzati sono stati attenzionati al fine di appostare in bilancio un fondo svalutazione crediti congruo che tenga conto di tutti i fenomeni inerenti la stima della presumibile esigibilità ulteriormente rafforzato a seguito della crisi conseguente all’emergenza sanitaria che ne potrebbe rallentare gli incassi. Per concludere l’ampio capitolo sul recupero crediti, merita una sottolineatura particolare il progetto di recupero avviato con riferimento ai pensionati di vecchiaia, per posizioni debitorie maturate dopo il pensionamento.
L’articolato progetto, approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione del 5 aprile 2019, prevedeva uno specifico cronoprogramma con le seguenti attività da portare a termine entro il biennio 2019/2020: a) invio di tutte le lettere di diffida per coloro che non abbiano inviato il Mod.5 fino al Mod. 5/2018; a1) iscrizione a ruolo delle relative sanzioni dichiarative; a2) segnalazione agli Ordini di pensionati ancora inadempienti all’invio del Mod.5, nonostante la diffida notificata; b) iscrizione a ruolo dei contributi dovuti e non pagati nel periodo successivo al pensionamento per somme inferiori a 25.000 euro; b1) trasmissione all’Ufficio Legale per l’avvio del recupero del credito mediante decreto ingiuntivo nel caso in cui le somme dovute superino i 25.000 euro; b2) segnalazione, comunque, agli Ordini ai fini deontologici e disciplinari, per tutti i pensionati ancora iscritti agli Albi, in presenza di un debito accertato in via definitiva o iscritto a ruolo 2019 superiore ad Euro 5.000.
La possibilità di ottenere rateazioni a chi ne faccia richiesta è stata ammessa, previo anticipo del 10% dell’intero dovuto comprensivo di sanzioni e interessi, oltre che nei casi di “accertamento per adesione” (art. 13 del regolamento per le sanzioni). Molte delle attività sopra descritte sono state svolte già nel 2019, altre verranno portate a termine nel 2020 secondo un cronoprogramma già definito dal Consiglio di Amministrazione. L’anno appena chiuso è stato caratterizzato anche da importanti novità sul piano regolamentare che incideranno sulla gestione previdenziale dei prossimi anni e che meritano di essere segnalati.
In particolare vanno ricordati i tre importanti regolamenti (Regolamento Unico della Previdenza, Regolamento per le Prestazioni Previdenziali in regime di cumulo e Regolamento per le Società tra Avvocati) che, nella loro prima formulazione, sono stati oggetto di rilievi ministeriali nel settembre 2019 e sono stati nuovamente deliberati, stavolta nella versione che dovrebbe essere definitiva, dal Comitato dei Delegati in tre successive sedute tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 (più precisamente 25 ottobre 2019, 19 dicembre 2019 e 21 febbraio 2020).
Intensa è stata anche l’attività legata alla gestione dell’Assistenza come attestato dai volumi erogati che ad esclusione dell’indennità di maternità, hanno riguardato circa 67,4 milioni di euro. Le voci che hanno maggiormente contribuito a tale spesa sono la polizza sanitaria (circa 23 milioni di euro), le prestazioni a sostegno della professione (€ 24.417.049,00) e le prestazioni a sostegno della famiglia (€ 8.054.853,00). La spesa per maternità, viceversa, autonomamente finanziata mediante l’apposito contributo, ammonta, per il 2019, a circa 27,3 milioni di euro, con un leggero incremento rispetto al 2018 (+0,3%).
Vanno anche segnalati, con soddisfazione, i numerosi bandi a sostegno dell’Avvocatura, annualmente varati da Cassa Forense in attuazione del nuovo regolamento per l’Assistenza e che hanno riscosso un sempre maggior gradimento da parte degli iscritti. Da ultimo va sottolineato l’importante convenzione onerosa messa a punto, dopo una lunga trattativa, con il Ministero della Giustizia per l’accesso da parte di tutti gli iscritti alla Cassa, alla banca dati della Corte di Cassazione.
La sot- 127 toscrizione della convenzione è avvenuta all'inizio del 2020 mentre la sua operatività è subordinata ad una serie di verifiche tecniche, attualmente in corso, per la realizzazione della necessaria procedura di collegamento. Con delibera del 24 aprile 2020 il Comitato dei Delegati, vista la grave emergenza sanitaria, ha autorizzato il Consiglio di Amministrazione a disporre del Fondo speciale di cui all’art 22 del Regolamento dell’Assistenza e ad utilizzare parzialmente il Fondo di cui all’art.22 lettera c per coprire l’integrazione al piano sanitario base della polizza sanitaria collettiva denominato “piano sanitario covid 19”.
Si rimanda invece alla lettura della nota intergrativa del bilancio 2019 pubblicato sul sito della Cassa per la descrizione del complesso e articolato portafoglio mobiliare considerando che finaziariamente ammonta al 31.12.2019 a circa 13.5 MLD e contabilmente a circa 11 MLD (ovviamente nel valore contabile non si considerano le plus pari a circa 1,8 MLD di cui circa 1,062 sul circolante – 112 milioni hanno costituito ripresa di valore – e circa 750 milioni sull’immobilizzato).
Dai dati riportati nel monitoraggio ex post del patrimonio di Cassa Forense al 31/12/2019 redatto dall’Advisor Prometeia, la performance nell’anno 2019 del portafoglio complessivo dell’Ente risulta essere la seguente: in particolare per quanto rigurda la parte di patrimonio costituita da strumenti liquidi, la performance risulta più alta grazie all’andamento favorevole di tutte le componenti a maggior profilo rendimento/rischio.
Cassa Forense in qualità di istituzione e di investitore istituzionale come anche dimostrato nella composizione del suo portafoglio ha già fatto e farà quanto necessario per partecipare alla vita attiva del Paese con proposte e con capitali laddove vi siano le condizioni per assicurare il giusto grado di esposizione rischio-rendimento compatibile con la realtà previdenziale come d’altro canto di tutta evidenza nella sua composizione di portafoglio. Mettere l’uomo al centro del mondo economico è un incipit per l’ente che ha anticipato i tempi concependo la finanza nel rispetto dei valori fondanti della collettività e dell’ambiente. Prova ne è che è iscritta dal 1° agosto 2019 ai “Principi per gli investimenti responsabili cd PRI” e ha aderito al Progetto IBW Investment for a Better World per gli investimenti Socialmente Responsabili ben prima dello scoppio della pandemica .
Gli UNPRI acronimo di United nations principles for responsible investments sono stati fondati nel 2006 per volontà dell’allora segretario generale dell’Onu Kofi Annan, costituiscono un’iniziativa delle Nazioni Unite con l’obiettivo di favorire la diffusione dell’investimento sostenibile e responsabile tra gli investitori istituzionali; aderire significa il rispetto e l’applicazione dei seguenti principi: 1. incorporare parametri ambientali, sociali e di governance (ESG) nell’analisi finanziaria e nei processi di decisione riguardanti gli investimenti; 2. essere azionisti attivi e incorporare parametri ESG nelle politiche e pratiche di azionariato; 3. esigere la rendicontazione su parametri ESG da parte delle aziende oggetto di investimento; 4. promuovere l’accettazione e implementazione dei Principi nell’industria finanziaria; 5. collaborare per migliorare l’applicazione dei Principi; 6. rendicontare periodicamente sulle attività e progressi compiuti nell’applicazione dei Principi. I Principi sono stati sottoscritti da più di 1400 firmatari, tra investitori istituzionali, società di gestione del risparmio e fornitori di servizi da oltre 50 paesi, con un patrimonio complessivo pari a 59.000 miliardi di dollari; in termini di graduatoria l’Italia si colloca al 17° posto.
A fine dicembre è stato presentato in CDA il progetto IBW Investment for a Better World, che rappresenta lo sviluppo del processo di integrazione dei principi di sostenibilità negli investimenti di Cassa Forense. l Progetto IBW nasce dalla volontà dell’Ente di perseguire i principi di sostenibilità dell’ONU declinati nell’Agenda 2030.
L’acronimo IBW – Investments for a Better World – si riferisce alla strategia di Investimento Sostenibile e Responsabile (SRI) di Cassa Forense per:
• gestire più efficacemente i rischi finanziari e incrementare il rendimento del portafoglio;
• contribuire allo sviluppo sostenibile; • mitigare il rischio reputazionale;
• adempiere al dovere fiduciario. Gli Obiettivi che Cassa Forense intende perseguire nella fase iniziale di approccio agli investimenti sostenibili sono concentrati principalmente nella sfera dell’Environmental e sono i Global Goals n. 7 Energia Pulita e Accessibile e n. 13 Lotta contro il Cambiamento Climatico, strettamente collegati tra loro. In particolare si intende misurare e migliorare l’impronta di carbonio del portafoglio di investimento (carbon footprint) che entrambi perseguono.
L’obiettivo numero 7 Energia Pulita e Accessibile significa garantire l’accesso all’energia ad un prezzo accessibile, affidabile, sostenibile e moderna per tutti. In particolare, l’accesso all’energia è un prerequisito essenziale per raggiungere molti obiettivi di sviluppo sostenibile primo fra tutti quello di contrastare il cambiamento climatico, intervenendo e stimolando la produzione di energia pulita e quindi sostenendo lo sviluppo di energie alternative. Esso mira ad un notevole aumento della quota di energie rinnovabili nell’ambito delle energie globali e un raddoppiamento del tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica. Promuove, inoltre, la ricerca nelle energie rinnovabili, nonché l’investimento in infrastrutture e tecnologie di energia pulita. L’obiettivo 13 Lotta contro il cambiamento climatico, mira a far adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le loro conseguenze. In particolare il cambiamento climatico è una sfida chiave in materia di sviluppo sostenibile perché il riscaldamento nel sistema climatico globale sta minacciando la sopravvivenza di numerose specie terrestri compreso l’uomo. L’obiettivo invita i paesi a dotarsi di misure di protezione del clima nelle loro politiche nazionali e a prestarsi reciproca assistenza, favorisce il rafforzamento della resilienza alle calamità naturali legate al clima e riafferma l’impegno assunto dai paesi sviluppati a mobilitare ogni anno 100 miliardi di dollari, entro il 2020, per aiutare i paesi in via di sviluppo ad adattarsi ai cambiamenti climatici. L’Unione Europea ha varato una tassonomia sul Climate Change che invita le società ad adottare una serie di misure per contrastare gli effetti negativi delle attività svolte dalle stesse, infatti è uno dei principali obiettivi su cui si sta focalizzando l’industria dell’asset management. La scelta dei due obiettivi si conferma una scelta di primaria valenza anche alla luce di quanto avvenuto con la pandemia, è di tutta evidenza che la convinzione dell’uomo di controllare ogni fenomeno è crollata difronte alla percezione di un nemico invisibile e d’altro canto dalla natura emergono fenomeni che prima non c’erano e che impongono una riflessione:
• il riscaldamento dei poli ha scongelato i ghiacciai ivi incluse le specie batteriche sepolte da millenni nei suoi ghiacci;
• il cambiamento climatico sta imponendo sempre più frequentemente calamità naturali;
• la deforestazione ha distrutto specie animali abituate a convivere con i virus e con i batteri che in assenza di questi migrano su altri organismi per sopravvivere. Sembrerebbe uno scenario apocalittico senza soluzione in realtà sono avvisaglie di un modello diverso di business che deve evolvere senza perdere tempo a processare il passato ma imparando dagli errori per proiettare il futuro cominciando a:
• predisporre un servizio sanitario flessibile ed efficiente;
• ripensare ad una politica di approvvigionamenti e rifornimenti laddove non sia possibile una produzione interna differenziando il rischio paese diversificando la scelta dei fornitori; • investire nella ricerca farmaceutica superando la logi- 129 ca del profitto che mantiene attiva solo quella divulgabile su larga scala;
• sviluppare una filosofia di programmazione degli interventi a supporto del paese investendo nelle infrastrutture come Cassa Forense ha fatto cogliendo tutte le opportunità valide italiane ed estere. Anche il Fondo Cicerone precorrendo i tempi è stato fondamentalmente adeguato a perseguire una finalità sociale pur perseguendo una politica di sviluppo imprenditoriale in quanto la riqualificazione del portafoglio residenziale apportato dalla Cassa è stato conferito in un comparto per uno sviluppo progettuale in linea con l’evoluzione del mercato residenziale internazionale di Housing sociale.
Il progetto è finalizzato a realizzare edilizia in locazione ove le esigenze della collettività possano essere soddisfatte per target in base al profilo socio economico (es studenti - giovani coppie con figli, anziani) che prevedano servizi di accompagnamento nella vita di tutti i giorni con formule e intensità variabili per rispondere non solo al bisogno di casa ma anche a relazioni di comunità, progettazione di spazi collettivi condivisi e aperti per un impatto positivo anche nel quartiere di inserimento, con pratiche sostenibili per l’ambiente e con una locazione possibilmente flessibile per esigenze lavorative in modo da creare anche un network all’interno del Paese.
Infatti, dopo una lunga due diligence, nel corso del 2019 è stato dato avvio all’evoluzione della struttura del Fondo Cicerone, Cassa Forense, in qualità di unico investitore e a seguito di approfondite analisi tecniche e legali, ha disposto la trasformazione del Fondo da mono comparto a multi comparto al fine di efficientare la gestione principalmente per realizzare il progetto di cui sopra. Nella seduta tenutasi in data 23 gennaio 2020, il CDA dell’Ente ha deliberato l’approvazione del nuovo regolamento che recepisce il passaggio da struttura mono comparto a multi comparto nelle modalità di seguito esposte:
• Fondo Cicerone - Comparto Uno, il patrimonio di questo comparto potrà essere investito direttamente ed indirettamente in misura prevalente in immobili con destinazione d’uso diversa dal residenziale localizzati n Paesi appartenenti all’Unione Europea e/o Svizzera e/o Regno Unito, nonché in quote del Comparto Due e/o del Comparto Tre;
• Fondo Cicerone - Comparto Due, il patrimonio di questo comparto potrà essere investito direttamente ed indirettamente in misura prevalente in immobili con destinazione d’uso residenziale localizzati in Italia;
• Fondo Cicerone - Comparto Tre, il patrimonio di questo comparto potrà essere investito direttamente ed indirettamente in misura prevalente in immobili con destinazione d’uso diversa dal residenziale localizzati in Italia. Oltre all’evoluzione della sua struttura, nel corso del 2019 il Fondo Cicerone ha arricchito il proprio portafoglio con due immobili situati all’interno di business district di città europee. Il primo acquisto in ordine di tempo è stato un immobile ad uso ufficio a Bruxelles denominato “Mondrian” già interamente a reddito, locato ad un conduttore di prestigio come la Commissione Europea.
Il secondo investimento ha avuto oggetto un immobile cielo terra prevalentemente uso uffici; anche questo asset è interamente locato ed è attualmente sede di un importante studio legale di fama mondiale. Gli immobili detenuti dal Fondo all’estero, per mezzo della sua holding, sono ora sette, le precedenti città nelle quali si è scelto di diversificare il portafoglio sono Londra, Berlino, Parigi e Düsseldorf.
Con l’intento di applicare in concreto i principi di investimento responsabile ed iniziare a colmare il gap del comparto, il CdA, oltre ad improntare ai medesimi le politiche di investimento dirette, nella seduta del 18/7/2019, ha dato vita al Progetto Azionista Responsabile, insieme ad Enpam e Inarcassa, avente la finalità di fornire supporto ai soci per l’esercizio dei diritti di azionista e nei rapporti con le società di rilevanza strategica partecipate direttamente. Tale progetto rientra nelle politiche di realizzazione del PRI sub 2) che si può tradurre nelle seguenti iniziative:
• Sviluppare e promuovere una politica di azionariato attivo coerente con i principi ESG;
• Esercitare i diritti di voto o monitorare la conformità alla propria politica di voto;
• Sviluppare le attività di engagement;
• Partecipare allo sviluppo di politiche e regolamentazioni nonché alla definizione di standard (ad esempio, promuovere e proteggere i diritti degli stakeholder);
• Presentare risoluzioni durante le assemblee degli azionisti in linea con considerazioni ESG di lungo termine;
• Dialogare con le aziende relativamente alle tematiche ESG;
• Collaborare con altri investitori nelle attività di engagement;
• Chiedere ai gestori degli investimenti di fare e rendicontare le proprie attività di engagement su tematiche ESG. L’idea di base del progetto muove dalla direttiva europea 2017/828 in materia di Diritti degli Azionisti che ricorda come “gli investitori istituzionali siano spesso azionisti di importanti società quotate e di conseguenza possono svolgere un ruolo di rilievo nel governo societario di queste ultime, ma anche, più in generale, per quanto riguarda la loro strategia e i risultati a lungo termine” unita alla consapevolezza che le Casse hanno da tempo intrapreso un percorso di profondo mutamento della propria mission passando dall’essere erogatori di prestazioni previdenziali ad operatori di welfare a 360 gradi. Il progetto si basa su un programma di massima da svilupparsi in 3 fasi su un arco temporale di tre anni:
• fase I: definizione temi su cui emanare delle linee Guida, presentazione liste candidati che sposano le individuate linee o, in mancanza, raccomandazioni di voto in fase di nomina, ricerca di altri azionisti a supporto liste.
• fase II: implementazione policy individuate in fase I, engagement delle società partecipate, ampliamento base aderenti nel mondo Adepp e secondo pilastro.
• fase III: completare pacchetto policy, costituzione eventuale di un database di soggetti candidabili, ampliamento base aderenti. In data 10/10/2019, dopo una fase di studio, il CdA approvava la costituzione di un’Associazione non riconosciuta con Enpam ed Inarcassa; tale forma giuridica, proprio perché priva di mezzi propri, senza scopo di lucro, il cui valore viene dunque espresso dalla sola base associativa per il tramite delle relative quote associative, è stata ritenuta essere la migliore anche dal punto di vista del messaggio che vuole sottendere. Nella stessa data è stata approvata una bozza di Statuto dell’Associazione da sottoporre, insieme al relativo progetto di costituzione, all’approvazione del Comitato dei Delegati.
In data 25/10/2019 il CDD deliberava l’adesione al Progetto Azionista Responsabile fatte salve alcune specificazioni ed integrazioni da apportare allo Statuto della costituenda Associazione. L’attività del CDA da un punto di vista finanziario non è stata orientata solo alla selezione degli investimenti che avessero un livello di rischio rendimento coerenti con le politiche sociali ma è andata anche nella direzione di esplorare modalità di investimento diverse rispetto all’attuale gestione diretta vista la complessità raggiunta dal patrimonio finanziario. In tale ottica, il Consiglio di Amministrazione ha espresso già nel 2017 la volontà strategica di avviare uno studio di fattibilità per la creazione di una SICAV di diritto italiano, che metta a disposizione di CF uno o più comparti secondo una struttura “ad Umbrella”.
Tale progetto è stato condiviso a livello di Comitato dei Delegati con il supporto della Commissione Bilancio e Patrimonio, e recepito all’interno delle linee di indirizzo del Bilancio di Previsione 2018.Data la complessità della materia trattata, Il Consiglio di Amministrazione ha avviato la progettazione e lo studio di fattibilità della Sicav nell’ottica di una ottimizzazione nella gestione degli investimenti mobiliari, e in data 19.04.2018 ha deliberato lo studio professionale che ha fornito, nel corso dello stesso anno, il relativo supporto.
Sulla base del parere fornito e degli approfondimenti effettuati in materia, è emersa la possibilità/opportunità di valutare in alternativa anche la costituzione/partecipazione ad una SICAV di diritto Lussemburghese. Il Consiglio di Amministrazione con delibera del 24.09.2019 ha avviato la gara relativa alla selezione di uno studio legale per lo svolgimento dell’attività di consulenza stragiudiziale e specialistica per la selezione del gestore della SICAV, individuando come criterio di selezione quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi del Dlgs 50/2016.
In conformità alla normativa vigente, la Cassa ha prima acquisito tramite indagine esplorativa le candidature, pubblicando il relativo il relativo avviso sul sito della Cassa in data 09.10.2019, e successivamente invitato alla procedura di gara gli studi legali interessati, tramite piattaforma telematica.
L’efficientamento dei sistemi informatici interni dell’Ente rappresenta un obiettivo essenziale perseguito dal Consiglio di Amministrazione nell’ambito di un progetto pluriennale di intervento teso a risolvere in modo 131 strutturale le problematiche relative alla sostituzione del sistema gestionale dell’area istituzionale (SISFOR), ormai obsoleto e giunto, tecnicamente, ad una fase di “fine vita”, con una nuova piattaforma tecnologica più moderna, veloce ed affidabile. Ciò dovrà consentire, anche attraverso la necessaria sinergia con gli uffici interni, la definitiva soluzione delle attuali problematiche tecnologiche che rallentano molte attività istituzionali.
Sotto il profilo organizzativo va, segnalato l’aggiornamento della “Carta dei Servizi” dell’Ente, che consente agli iscritti di conoscere i tempi standard di lavorazione delle principali istruttorie previdenziali e assistenziali per l’anno 2019, ulteriormente ridotti rispetto al 2018, cui gli uffici devono attenersi. Si tratta di una innovazione, operativa dal 1° marzo 2017, e annualmente ampliata nei contenuti, fortemente voluta dal Consiglio di Amministrazione e che si sta rivelando molto utile, soprattutto nella prospettiva dell’auspicato prossimo salto di qualità nelle tecnologie dell’Ente.
Al riguardo si segnala che, con delibera del 5 dicembre 2019, la Carta Servizi è stata ampliata, per il 2020, ad ulteriori istruttorie e, laddove possibile, sulla base del monitoraggio effettuato, i tempi di alcune attività sono stati ulteriormente ridotti. Ma il fatto più significativo sotto il profilo organizzativo che ha caratterizzato il 2019 è stata la riorganizzazione aziendale deliberata dal Consiglio di Amministrazione in data 28 marzo con incarico alla Direzione Generale di completare gli aspetti logistici e operativi entro il 30/09/2019.
Il nuovo assetto organizzativo tende a garantire un migliore presidio dei processi operativi dell’area istituzionale, una centralizzazione del settore gare e acquisti con un forte presidio giuridico legale e l’accorpamento dei ricorsi amministrativi e quelli giurisdizionali a garanzia di un migliore coordinamento tra i due settori, entrambi nevralgici per l’Ente. Grandi energie sono state dedicate dal Consiglio di Amministrazione a potenziare, in modo moderno ed efficace, i sistemi di comunicazione interna ed esterna dell’Ente.
La novità più rilevante del 2019 in tema di comunicazione è costituita dalla rivisitazione del sito internet di Cassa Forense, che incorpora al suo interno anche il periodico CFnews, con una nuova veste grafica che offre maggiore risalto alle notizie previdenziali, inoltre dando corso a un protocollo d’intesa con il CNF, stipulato già nel 2018, si è realizzato, da settembre 2019, un portale dedicato alla formazione a distanza per fornire agli iscritti uno strumento di elevata qualità scientifica in materia previdenziale per agevolare l’adempimento degli obblighi formativi previsti dal codice deontologico forense.
L’iniziativa ha avuto un notevole successo tra gli iscritti, con oltre 21.000 iscrizioni e un numero complessivo di visualizzazioni pari a circa 55.000, con riferimento agli otto filmati previsti.
La specialità della categoria professionale assicurata e la complessità della materia previdenziale alimentano un notevole livello di Contenzioso sia amministrativo sia giudiziario da parte degli iscritti nei confronti dell’Ente, soprattutto a seguito dell’entrata in vigore del Regolamento ex art. 21, commi 8 e 9, l. 247/2012 e dell’iscrizione a ruolo dei contributi non pagati spontaneamente.
Il numero delle cause istituzionali pendenti, ha registrato un leggero calo rispetto al 2018 (da 4.819 a 4.425 al 31/12/2019), grazie anche al costante impegno del Consiglio di Amministrazione e della Commissione Contenzioso, appositamente costituita, a trovare soluzioni conciliative che, comunque, salvaguardino i principi generali della Previdenza Forense e l’integrità dei crediti dell’Ente. Preme segnalare che il Funding Ratio elaborato dall’attuario Esterno è passato da 34% a 37% secondo il modello convenuto ABO confermando il buon andamento di salute dell’ente. Il rinnovo parziale del Consiglio di Amministrazione avvenuto il 17 aprile 2019 con l’elezione di 5 nuovi Consiglieri di Amministrazione nelle persone degli avv. ti Luigi Bonomi, Camillo Cancellario, Giulio Pignatiello, Roberto Uzzau e Nicolino Zaffina ha in parte aggiornato la governance dell’Ente, anche se per alcuni è stata una riconferma nel ruolo. Purtroppo al bilancio consuntivo non è stato possibile dare l’enfasi che i risultati prodotti fino al 31.12.2019 avrebbero meritato.
Rimane però la certezza di aver consegnato al 2020 una situazione contabile e patrimoniale tale da consentire nel breve tempo tutti gli interventi attuabili per sostenere gli Avvocati in difficoltà ovviamente in ossequio alla normativa dell’Ente e senza alcun pregiudizio sul futuro pensionistico dei Suoi Iscritti.